CAPPELLA DELLA SS. TRINITA’

Foto altare

CENNI STORICI 

In occasione della Visita Pastorale del 1583, mons. Galasso scriveva che l’altare della SS. Trinità era di proprietà della famiglia Trama, suo cappellano era il sacerdote Carlo Pagano.

In un atto notarile 135, redatto un secolo dopo a Cuccaro, si legge che nella Chiesa Parrocchiale di Pisciotta venne costruito da Carlo Saulle (ma anche Savullo, Saullo, N.d.A.) un “Sacro Altare, o Cappella sotto il titolo della SS. Trinità, e Incoronazione della Beata Vergine Maria”, a seguito di cessione fattagli dal Clero

Demolito il vecchio altare della famiglia Trama, Carlo Saulle aveva dunque eretto una nuova cappella intitolata alla SS. Trinità.

era ornato con una bella immagine su tela che rappresentava il Mistero della S. Trinità, S Carlo Borromeo e S. Francesco d’Assisi

Nel 1716 la cappella era di jus patronato della famiglia Forte

Nel 1795 la Cappellania Laicale era nuovamente vacante e i fratelli Forte nominarono quale nuovo cappellano don Michele Maria Pinto 11 26 ottobre 1823 Rosanna e Giovan Battista Forte (abitava a Napoli) vendettero il jus patronato della cappella a don Casimiro Pagano

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ALLEGORIE

  Ancora un tributo alla Vergine! Sull’icona dell’Incoronazione di Maria campeggiano due Allegorie cariche di elementi: la Torre (allusione alla Torre di David), la spada (ennesimo richiamo alla Virtù teologale della Fortezza), la verga con cinque foglie e la colomba. La pianta costituisce una probabile reinterpretazione del pentacolo, le cui punte emblematizzano Spirito, Aria, Fuoco, Acqua e Terra. La colomba, comunemente additata come ideale di pace, se associata a Maria, suggerisce, invece il valore morale dell’umiltà. Anche qui l’impianto allegorico intende completare la narrazione del dipinto: Maria ascende dalla vita terrena ( i 4 elementi) alla dimensione ultraterrena dello Spirito Santo grazie a tempra e semplicità che ne hanno distinto l’esistenza umana.

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TELA ADORAZIONE TRINITA’

L’icona della Vergine Incoronata con Santi è frutto della stagione pittorica settecentesca.

Lo dimostra l’ovale inclinato del capo della Madonna, con palpebre pronunciate e marcato chiaroscuro.

Lo suggerisce l’impostazione geometrica a rombo che compongono in maniera speculare angeli e santi in ginocchio.

Lo indica la visione frastagliata “a scaglie” dei panneggi.

Tutto è equilibrato, tacito, sobrio….interiorizzato e non esibito. Alla teatralità eccentrica del Barocco subentra un’arte meno di forma e più attenta al contenuto.

A parte le luminescenze del registro superiore, richieste dagli elementi sacri, la tavolozza è giocata su toni bruni che non celano i contorni, ma ne svelano la granitica essenzialità.

Nel rispetto dei dettami di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, la pittura è catechesi descrittiva, libera da enfasi contorte e declamazioni.

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