Il corridoio che immette negli stanzoni del piano sottostante, un tempo adibiti a spazi ricreativi per l’Azione Cattolica sotto l’egida del parroco Antonino Cammarata, diviene oggi – grazie agli slanci altruistici di alcuni volontari della Nuova Pro Loco di Pisciotta – uno splendido itinerario museale, in grado di spingersi aldilà della mera esposizione. In pochi metri, valorizzati dalla volta in pietra viva, si distende un vero e proprio cannocchiale che illumina la religio Pixunti. Vi si alternano statue e dipinti appartenenti alla Parrocchiale e al Convento francescano, tutte ascritte a Pisciotta e qui chiamate a revocare la continuità spirituale del Borgo…. nello spazio come nel tempo. Oltre alle statue cristologiche e alle straordinarie Madonne, lo percorrono opere degne di menzione, più che per la fattura un sé, per i riferimenti culturali e il valore, talvolta, di vere e proprie fonti. Rammentiamo, per esempio, – una tela settecentesca sul Martirio di Santa Caterina d’Alessandria, segno di una fase aperta – per ovvie relazioni ( commerciali, dinastiche o anche giuridiche ) – a scambi col Vallo di Diano, assurto a fucina di apporti artistici; – una raffigurazione della Madonna di Porto Salvo con lo scorcio marino in cui compare, per la prima volta, il vecchio porto, documentando l’accresciuto prestigio di Pisciotta come snodo di collegamento tra i principali scali tirrenici, sin dal Settecento.
A questi cimeli figurativi e devozionali si alternano, nel secondo segmento del percorso, lasciti dell’antico Convento: le statue dei santi francescani Rosa da Lima e Giacomo della Marca, in cui grazia e verosimiglianza si compensano, cliché di una verecondia ( nelle fogge, nei gesti…) che vuol essere richiamo alla Regola. Dal Convento – e in misura più esigua da ulteriori siti di culto del paese – provengono gli argenti, i calici, le due “corone” in ambra e pietre preziose, ascrivibili alla Madonna del Rosario, alcuni messali del ‘700, dei rosari in ambra e avorio.
Sul fondo un presepe settecentesco di Scuola Napoletana, sublimano ancora più….ancora meglio le voci sacre di volti, mani, sguardi che – nel plurilinguismo delle loro storie – si annodano a un filo comune: l’Amore verso Cristo!