PRESENTAZIONE CHIESA SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO

… dolce paese,

sacro nel pensiero,

con la tua Chiesa mi ritorni in mente:

e il campanile

del bel tempio a Dio è qui con me,

con tutti quei segreti

tintinnanti nei bronzi.

                                                                            Alessandro Pinto

Troviamo per la prima volta citata la Chiesa Parrocchiale di Pisciotta, intitolata s Pietro, in un libro delle Decime relative agli anni 1308 – 1310 “Ecclesia S. Petri Pisocti “

Non si trattava probabilmente della chiesa attuale e comunque di dimensioni più piccole: l’edificio religioso di cui si parla si trovava un po’ più in basso, con facciata sul vicolo Praiano, dove ancor oggi se ne possono cogliere le sembianze, in partico il rosone e un arco a sesto acuto, tipici dell’arte trecentesca.

Sicuramente fino agli inizi del Settecento essa era molto più piccola dell’attuale: occupava lo spazio della sola navata centrale ed era meno profonda. La facciata, con l’unica porta d’ingresso, era verosimilmente posta al di là del primo dei grandi archi posti lateralmente.

A provarlo sono due dati: nella Visita Pastorale del 1716 si dice che la cappella Monte dei Morti, da poco ultimata, è esterna alla Chiesa.

Il campanile era addossato alla parete laterale di sinistra; le cappelle erano dei semplici altari, incastonati negli archi della navata

Alcune trasformazioni erano avvenute nella seconda metà del Seicento, soprattutto nella parte destra della chiesa, all’interno e al suo esterno.

Le Visite del 1583 e del 1616 elencano una serie di cappelle le cui intitolazioni e proprietà, soprattutto per quelle collocate a destra dell’ingresso, non si rinvengono nelle Visite successive, evidenziando discontinuità tra padroni delle cappelle nel Cinquecento e quelli alla fine del Seicento, che non sempre sono eredi dei primi;

Nel 1682 il clero di Pisciotta rispondere favorevolmente a Carlo Savullo, che ha chiesto di poter fondare una cappella intitolata alla Ss. Trinità

Ci sono quindi cappelle “devolute”, cioè restituite alla chiesa, che sono state riassegnate a nuove famiglie.

Alla luce di questi fatti, i lavori eseguiti nel secondo Seicento hanno comportato non solo una demolizione e ricollocazione di altari gentilizi, ma la costruzione di una nuova sacrestia nella parte esterna a destra della navata, forse attaccata alla cappella del Monte dei Morti, realizzata in quegli anni sopraelevando un edificio che occupava l’area del vecchio cimitero.

Modifiche strutturali imponenti avvengono nel primi decenni del Settecento. La chiesa cresce In lunghezza, e la nuova facciata arretra fino alla posizione attuale. Lo dimostra la collocazione del nuovo Fonte Battesimale, che porta la data del 1721, a sinistra della porta d’ingresso;

La notizia, contenuta nella Visita Pastorale del 1728, che la cappella del Monte dei Morti si trova ora all’interno della chiesa parrocchiale; l’assegnazione dello spazio ricavato sulla parete di sinistra alla famiglia Ciaccio, per costruirvi un nuovo altare, che però nel 1746 non risultava ancora fabbricato, tanto da indurre il Vescovo a minacciare di togliere alla famiglia lo jus patronato se non vi avesse provveduto entro un anno.

Alla Chiesa Parrocchiale è addossata, tra il 1750 e il 1751, la nuova cappella di S. Vincenzo, attraverso la quale si accede anche alla cripta, che nella Visita Pastorale del 1686 era indicata “sotto la chiesa e attaccata ad essa”, facendo con ciò presumere che in precedenza avesse un ingresso esterno.

A dare alla nostra Chiesa l’aspetto attuale sono gli interventi eseguiti tra il 1775 e il 1788. 

Nell’anno 1775 Gian Camillo Mandina e Francesco Lanzalone, governatore e cassiere della Congregazione del Monte dei Morti, sentiti i confratelli, cedono una casa di proprietà di essa, posta sotto la chiesa, “per la necessità della rifazione della Chiesa Matrice di detta terra.  

Si tratta probabilmente dell’edificio – sotto la galleria a sinistra della chiesa dalla parte della piazzetta Festa – che aveva una pietra di marmo, recentemente riportata alla luce, con la scritta: “QUID SUPERBIT HOMO CUIUS CON CEPTIO CULPA NASCI POENA VITA LABOR NECESSE MORI” (“che ragioni ha l’uomo di insuperbire, dal momento che il concepimento è frutto di colpa, la nascita avviene con dolore, la vita è fatica, la morte è una necessità?”

La notizia, contenuta nella Visita Pastorale del 1728, che la cappella del Monte dei Morti si trova ora all’interno della chiesa parrocchiale; l’assegnazione dello spazio ricavato sulla parete di sinistra alla famiglia Ciaccio, per costruirvi un nuovo altare, che però nel 1746 non risultava ancora fabbricato, tanto da indurre il Vescovo a minacciare di togliere alla famiglia lo jus patronato se non vi avesse provveduto entro un anno.

Alla Chiesa Parrocchiale è addossata, tra il 1750 e il 1751, la nuova cappella di S. Vincenzo, attraverso la quale si accede anche alla cripta, che nella Visita Pastorale del 1686 era indicata “sotto la chiesa e attaccata ad essa”, facendo con ciò presumere che in precedenza avesse un ingresso esterno.

A dare alla nostra Chiesa l’aspetto attuale sono gli interventi eseguiti tra il 1775 e il 1788.

Nell’anno 1775 Gian Camillo Mandina e Francesco Lanzalone, governatore e cassiere della Congregazione del Monte dei Morti, sentiti i confratelli, cedono una casa di proprietà di essa, posta sotto la chiesa, “per la necessità della rifazione della Chiesa Matrice di detta terra. 

Si tratta probabilmente dell’edificio – sotto la galleria a sinistra della chiesa dalla parte della piazzetta Festa – che aveva una pietra di marmo, recentemente riportata alla luce, con la scritta: “QUID SUPERBIT HOMO CUIUS CON CEPTIO CULPA NASCI POENA VITA LABOR NECESSE MORI” (“che ragioni ha l’uomo di insuperbire, dal momento che il concepimento è frutto di colpa, la nascita avviene con dolore, la vita è fatica, la morte è una necessità?”

L’ampliamento del corpo della chiesa, con la realizzazione delle due navate laterali e la loro copertura, di una sacrestia più grande, e dell’innalzamento della volta elevando i muri portanti, è affidato nel 1782 a Pasquale D’Urso, costruttore di Sicilia

Realizzate le opere murarie, bisogna cercare un bravo mastro per i lavori d’intonaco e per gli stucchi.

In quegli anni si trova a Pisciotta il sig. Vincenzo Desiderio, di Angri, “mastro fabbricatore dell’arte della Cappella di S. Pietro in Napoli”, chiamato dal principe Giovan Carlo Doria per ampliare e ristrutturare il Palazzo Marchesale.

L’area del presbiterio e la volta a botte della navata centrale sono completate nell’estate dell’anno 1785

Dal 1788 la Chiesa Parrocchiale di Pisciotta ha subito solo trasformazioni marginali (ampliamento della sacrestia, diversa intitolazione di alcune cappelle, sistemazione sul campanile di un orologio – crollato insieme alla cuspide ne 1906 -, realizzazione di affreschi sulla volta e nel coro nel 1949

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